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1870-1914

Contro gli altri. Il colonialismo

Alla fine dell'Ottocento l'Italia rimane la sola, tra le medie e le grandi potenze europee, a non avere mai posseduto una colonia. In seguito all'occupazione francese della Tunisia, nel 1881, il Regno d'Italia volge le sue mire verso il Corno d'Africa, formalizzando l'anno successivo il suo possesso della baia di Assab, rilevata dalla compagnia privata Rubattino. La presenza coloniale italiana sul continente africano si espande tra il gennaio e il febbraio 1885 con l'occupazione della zona di Massaua in Eritrea; ma l'avanzata subisce un traumatico arresto il 26 gennaio 1887 a Dogali, dove una colonna italiana viene massacrata dagli abissini. La ricerca del prestigio internazionale, perseguita con crescente tenacia da Crispi, spinge l'Italia a portare avanti la sua espansione territoriale da un lato, penetrando gradualmente anche in Somalia, e la sua opera diplomatica dall'altro: in seguito alla firma nel maggio 1889 del Trattato di Uccialli con l'imperatore d'Etiopia, il negus Menelik II, tutti i possedimenti italiani sul Mar Rosso vengono riuniti sotto il nome di Colonia Eritrea. L'ambiguità del trattato, recepito da Menelik come un patto di amicizia più che come l'instaurazione di un protettorato italiano, è una delle cause che portano Italia ed Etiopia a scontrarsi nuovamente meno di sei anni più tardi. Nel 1895 una colonna dell'esercito italiano viene accerchiata e distrutta dai soldati del negus sull'Amba Alagi. Nell'ottobre del 1896, in seguito alla catastrofe militare di Adua, che provoca moti di protesta in tutte le città italiane e il definitivo allontanamento di Crispi da responsabilità di governo, l'Italia è costretta a riconoscere l'indipendenza e la sovranità dell'Etiopia.