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1945-1961

Dalla ricostruzione al boom. La fine dell'Italia contadina

Fu una sorta di miracolo. Finita la guerra, il 2 giugno 1946, con le elezioni per la Costituente e il referendum Monarchia - Repubblica, l'Italia riscoprì la democrazia, il gusto della competizione elettorale, le libertà politiche, avviando insieme la ricostruzione economica e quella istituzionale. Alle elezioni parteciparono per la prima volta anche le donne e le percentuali dei votanti (più del 90% degli aventi diritto) toccarono cifre mai raggiunte in precedenza. E alla fine, in soli tre anni, tra il 1945 e il 1948, l'Italia era diventata una Repubblica, si era data una nuova Costituzione, aveva posto le premesse per un altro miracolo, quello economico degli anni cinquanta. Fu un periodo segnato da una febbrile volontà di lasciarsi alle spalle gli orrori e le privazioni della guerra, ma anche dalla condivisione di un progetto per il futuro che, prescindendo dalle singole collocazioni partitiche, si fondava sulla comune fiducia in un progresso basato sull'industrializzazione del Paese e l'estensione del mercato interno. Nella carta costituzionale confluirono tre grandi filoni politico- culturali: la tradizione democratico-liberale, che lasciò la sua impronta nel riconoscimento del valore assoluto dei diritti dell'uomo; l'accentuazione dei principi di giustizia sociale, che avevano animato larga parte della storia del movimento operaio; l'impronta solidaristica e comunitaria che da sempre aveva segnato le battaglie politiche dei cattolici. I partiti di massa furono lo strumento per un allargamento della partecipazione politica, per la definizione di uno spazio pubblico per una cittadinanza che ora si coniugava con il pieno godimento dei diritti politici e sociali. Fu questa l'Italia coinvolta nella grande trasformazione degli anni cinquanta e del boom economico. Si trattò di uno sviluppo economico tanto spettacolare quanto improvviso e tumultuoso: l'indice della produzione industriale aumentò del 120%, il reddito nazionale del 78%. Il mutamento non interessò soltanto la struttura del Paese, ma ebbe riflessi sull'assetto territoriale, sulle caratteristiche professionali della forza-lavoro, sul funzionamento dei servizi pubblici, sull'organizzazione scolastica e su quella assistenziale. Ne risultarono ridisegnati i caratteri originari degli italiani. Idee, simboli, valori, ruoli, norme, disposizioni dei bisogni individuali furono sradicati dai loro contesti tradizionali e adeguati bruscamente ai ritmi vertiginosi dello sviluppo industriale