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Fare gli italiani: la mostra

Fare gli italiani riapre il 17 marzo.


 


Dopo il grande successo registrato nel corso delle celebrazioni del centocinquantesimo anniversario dell'Unità d'Italia, sono in corso i preparativi per la riapertura della più importante mostra dedicata alla storia del nostro Paese, quest'anno arricchita da una nuova sezione.


I protagonisti della mostra sono gli Italiani, considerati di volta in volta nei loro aspetti di diversità, nella pluralità dei loro volti e delle loro tradizioni, ma anche in tutte quelle fasi che li hanno visti avvicinarsi e unirsi in un sentimento di comune appartenenza.


Un percorso che riflette sul lungo processo di formazione dell'identità nazionale, con un grande allestimento multimediale di 10.000 mq che segue le tappe fondamentali della vicenda unitaria con due criteri narrativi paralleli. Uno cronologico, l'altro tematico. La lettura che i curatori della mostra intendono offrire della storia italiana è quella di una progressiva integrazione di spazi e realtà inizialmente separati e conflittuali. Le fratture che hanno a lungo diviso gli italiani, del resto, non hanno riguardato soltanto la realtà politica di una penisola suddivisa in una serie di piccoli Stati, in parte soggetti alla dominazione straniera. Assieme alla frammentazione geografica, si sono verificate fratture sociali, politiche e ideologiche: si pensi alle differenze che derivano dal contrasto di elementi quali città/campagna, centro/periferia, borghesia/proletariato, classi dirigenti/popolo, italiano/dialetti, monarchia/repubblica, laicità/cattolicesimo, ecc. Oltre naturalmente alla persistente dicotomia nord/sud. Eppure, tra i tanti fattori di divisione, hanno finito col prevalere, gradualmente, gli aspetti e le esperienze unificanti. Alcune positive, altre terribili. La vita nelle trincee durante la prima guerra mondiale, per esempio, che ha unito milioni di soldati provenienti da tutte le regioni in un vincolo di fraterna solidarietà, basato, prima ancora che sullo slancio irredentista (per la liberazione di Trento e Trieste), sulla comune lotta per la sopravvivenza. A favorire un generale senso di appartenenza, però, sono state anche esperienze diverse e meno traumatiche: la diffusione della religione cattolica, per cominciare, e, insieme, la nostra straordinaria tradizione letteraria e artistica. Per non parlare del sistema scolastico che, con il servizio militare, fin dall'indomani dell'Unità d'Italia, è stato lo strumento principe attraverso cui il progetto di "fare gli italiani" ha trovato infine il suo compimento. Nel percorso espositivo, i momenti più significativi vissuti dall'Italia unita vengono raccontati all'interno di13 isole tematiche, che consentono al visitatore di acquisire una visione complessa e profonda dei movimenti, meccanismi e fenomeni di lungo periodo che hanno condizionato la storia del Paese. Tra queste: il mondo contadino, la scuola, la Chiesa, i movimenti migratori, la prima guerra mondiale, la seconda, i partiti di massa, la mafia, l'industria e, ancora, i consumi, i trasporti, i mezzi di comunicazione di massa.


 


I 150 anni dell'Unità d'Italia sono rappresentati attraverso una pluralità di strumenti, narrazioni e linguaggi, anche con il supporto di filmati interattivi e di stupefacenti busti parlanti dei principali personaggi storici. Sono documentati gli elementi eroici dell'epopea nazionale, ma anche i prezzi pagati, le contraddizioni e le speranze deluse. La fotografia, per mezzo di sbiaditi dagherrotipi in bianco e nero e di riproduzioni via via più luminose e recenti, mostra le persone e i contesti nella loro dimensione autentica, permettendo di scorgere da vicino e senza mediazioni i momenti di passaggio della vita italiana, di individuare luoghi familiari, di assistere alle fasi di trasformazione delle città e del paesaggio. La forza descrittiva del cinema consente soprattutto di attraversare le fasi novecentesche dell'avventura unitaria, fornendoci un quadro particolarmente vivo e veritiero della società italiana così come essa appariva in momenti centrali quali il secondo dopoguerra e gli anni del boom economico. Questo grazie al genio di autori e registi come Rossellini, De Sica, Zavattini, Fellini, Flaiano, Visconti, Comencini, Monicelli e altri ancora. Ma anche il teatro ci restituisce un'immagine chiarificatrice dell'identità nazionale. Quello musicale, che nell'800, grazie al genio di Giuseppe Verdi, ha contribuito validamente alla diffusione degli ideali del Risorgimento; e quello di prosa, che con Pirandello e De Filippo ha saputo indagare in profondità la psicologia e il sentire degli italiani. E ancora i grandi mezzi di comunicazione di massa: dapprima i quotidiani e i periodici, e poi la radio e la televisione, i vettori che più di tutti hanno saputo raggiungere i diversi strati della società italiana. Veicoli di cultura, intrattenimento, informazione e talvolta di omologazione, hanno contribuito in maniera decisiva allo sviluppo di un retroterra comune di conoscenze e di un immaginario condiviso.


 


Curata dagli storici Walter Barberis e Giovanni De Luna, Fare gli italiani si distingue per la presenza di un complesso apparato multimediale, progettato da Studio Azzurro, un team di lavoro fondato nel 1982 che, attraverso videoambienti, ambienti sensibili e interattivi, performance teatrali e film, ha fatto scuola nell'ambito della comunicazione artistica, ricevendo riconoscimenti in tutto il mondo e collaborando con numerose e importanti manifestazioni artistiche e teatrali.