Nel Ventennio fascista l'attività cospirativa contro il regime non si arresta, in particolare grazie al Partito Comunista, nato nel 1921, e a Giustizia e Libertà, un movimento fondato a Parigi nel 1929 che insegue l'idea di un socialismo liberale. Entrambe le organizzazioni vengono duramente represse e i loro militanti perseguitati e incarcerati. Nel 1923 il prete antifascista don Giovanni Minzoni viene ucciso a bastonate da una squadra fascista. L'anno successivo è quello del delitto Matteotti. Tra il 1926 - anno della morte in Francia di Piero Gobetti e Giovanni Amendola e dell'arresto di Antonio Gramsci - e il 1937, quando lo stesso Gramsci muore in carcere e i fratelli Rosselli sono assassinati in Bassa Normandia, l'antifascismo politico tenta a più riprese di organizzare all'estero la propria attività cospirativa. Nel 1927 nasce a Parigi la Concentrazione d'azione antifascista, che riunisce le forze non comuniste, ed è ricostituita clandestinamente la Confederazione generale del lavoro. La guerra civile spagnola contribuisce a dare unità all'antifascismo italiano: tra l'estate e l'autunno del 1936 vengono costituite la Colonna italiana (che riunisce volontari antifascisti, di Giustizia e Libertà e anarchici) e il Battaglione Garibaldi, inquadrato nelle Brigate internazionali, dove militano prevalentemente i comunisti.