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1945-1961

I fatti del luglio 1960

Tre mesi dopo la costituzione del governo Tambroni, rimasto in carica grazie ai voti determinanti dell'MSI, il partito neofascista annuncia che terrà a Genova, città medaglia d'oro della Resistenza, il proprio congresso nazionale. Il 30 giugno uno sciopero generale della CGIL di decine di migliaia di persone si conclude, in serata, con violenti scontri tra manifestanti e polizia: sono circa 80 i feriti. A Genova viene ricostituito il Comitato di Liberazione Nazionale (CLN), pronto «ad assumere il governo della città», e il giorno dopo, l'1° luglio, la questura di Genova - in accordo con Tambroni - sospende il congresso dell'MSI, che viene spostato a Nervi. Viene così sospeso anche lo sciopero generale, che riprende il 2, e con esso i combattimenti di strada. Tambroni invita le forze dell'ordine a sparare in situazioni di emergenza. Il primo morto è a Licata, in provincia di Agrigento: il 5 luglio la polizia fa fuoco sui dimostranti in sciopero contro la disoccupazione. Tra il 6 e l'8 luglio le dimostrazioni antifasciste si estendono a tutta la penisola: a Roma una manifestazione non autorizzata, organizzata dalle associazioni partigiane, subisce una dura repressione nella quale vengono feriti diversi deputati. Si spara nuovamente sui dimostranti: cinque morti a Reggio Emilia, quattro in Sicilia, numerosi feriti in altri scontri in diverse città. La CGIL indice uno sciopero generale. Il 19 luglio Tambroni, isolato, si dimette. Una settimana dopo Amintore Fanfani forma un nuovo governo che ottiene la fiducia in Parlamento grazie all'astensione di socialisti e monarchici. È un monocolore democristiano appoggiato da una maggioranza quadripartita. Moro lo definisce «governo delle convergenze parallele». Si apre la strada verso il centrosinistra.