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1961-1990

Il terrorismo rosso (1972-1982)

Con l'esplosione di otto bombe incendiarie sulla pista dei collaudi della Pirelli, a Lainate, nella notte del 25 gennaio 1971, l'opinione pubblica prende coscienza dell'esistenza delle Brigate Rosse, ma è il sequestro, sempre a opera delle BR, del dirigente della Sit-Siemens Idalgo Macchiarini, il 3 marzo 1972, a inaugurare la stagione del terrorismo rosso. Dopo l'uccisione del commissario Luigi Calabresi, il 17 maggio seguente, un altro momento particolarmente drammatico è il rogo di Primavalle del 16 aprile 1973, quando a Roma viene incendiata la casa del missino Mario Mattei e muoiono due dei suoi figli. Ma il salto di qualità per il terrorismo rosso avviene nel 1974, quando le BR rapiscono il giudice Mario Sossi e uccidono in uno scontro a fuoco il maresciallo dei carabinieri Felice Maritano. I bersagli sono selezionati tra quelli in grado di impressionare maggiormente l'opinione pubblica: vengono feriti giornalisti come Indro Montanelli (direttore de «Il Giornale Nuovo»), Vittorio Bruno (direttore de «Il Secolo XIX»), Emilio Rossi (direttore del Telegiornale); assassinati Walter Tobagi de «Il Corriere della Sera» e Carlo Casalegno de «La Stampa». In seguito tocca ai poliziotti e agli agenti di custodia e tra il 1979 e il 1980 cadono magistrati, uomini politici e carabinieri. Una statistica riferita al 1977 censisce un totale di 2.128 attentati, con 32 persone «gambizzate» (ferite alle gambe, secondo l'espressione usata dagli stessi terroristi) e 11 uccise. L'offensiva terroristica arriva al suo apice con il rapimento e l'uccisione di Aldo Moro e della sua scorta nel 1978. In seguito, per quanto gli assassinii aumentino addirittura nei due anni successivi (quasi cento vittime tra il 1978 e l'1981) e proseguano fino a metà degli anni ottanta, il terrorismo rosso si isolerà sempre di più e verrà sconfitto, anche grazie al lavoro del nucleo antiterrorismo del generale Carlo Alberto Dalla Chiesa.