
Politico italiano; figlio di Costanzo; dopo una breve pratica giornalistica si laureò in legge a Roma nel 1925 e l'anno stesso entrò in diplomazia: fu successivamente addetto all'ambasciata di Rio de Janeiro, alla legazione di Pechino come primo segretario (1927), a quella di Buenos Aires e all'ambasciata presso la Santa Sede; poi fu console generale a Sciangai, incaricato d'affari e infine ministro plenipotenziario in Cina (1932); nel frattempo (1930) aveva sposato Edda, figlia primogenita di Mussolini; nel 1933 venne nominato capo dell'ufficio stampa del capo del governo, quindi sottosegretario alla stampa e propaganda (1935), membro del Gran consiglio del fascismo, ambasciatore e, il 9 giugno 1936, ministro degli affari esteri; in tale qualità egli assecondò dapprima docilmente la politica di Mussolini sostenendo con vigore, nel marzo 1939, l'occupazione dell'Albania; ma a poco a poco il suo entusiasmo per la Germania hitleriana si raffreddò e, dopo l'incontro con Ribbentrop del maggio 1939 in cui furono poste le basi del patto italo-tedesco, venne persuadendosi che la Germania avrebbe trascinato in guerra l'Italia senza preoccuparsi delle necessità dell'alleata, che non sarebbe stata se non uno strumento delle mire naziste; a partire dall'agosto 1939, svolse un'efficace azione "frenante" presso Mussolini, decidendolo alla "non belligeranza" nella prima fase della guerra; ma dopo le vittorie tedesche della primavera 1940, Ciano non potè evitare l'entrata in guerra dell'Italia nel giugno; fu fra i promotori dell'infelice operazione militare contro la Grecia, s'incontrò varie volte con Hitler, tentò un riavvicinamento con la Iugoslavia, cercò di legare a sé l'Ungheria; il 5 febbraio 1943 Mussolini attuò un cambio generale di ministri, nominando Ciano ambasciatore presso la Santa Sede; pochi mesi dopo, nella seduta del Gran consiglio nella notte tra il 24 e il 25 luglio, Ciano votò contro il suocero, dopo aver pronunziato un atto d'accusa alla slealtà dei Tedeschi; dopo l'arresto di Mussolini, si indusse a recarsi in Germania nella convinzione che i Tedeschi l'avrebbero fatto proseguire per la Spagna, ma fu trattenuto come prigioniero: in seguito agli avvenimenti dell'8 settembre, perseguitato anche dall'odio di Ribbentrop, venne consegnato il 19 ottobre ai fascisti della RSI che lo rinchiusero nel carcere di Verona; sottoposto a processo per alto tradimento insieme con i membri del Gran consiglio firmatari dell'ordine del giorno Grandi contrario a Mussolini, fu condannato alla pena capitale e fucilato con De Bono, Pareschi, Gottardi e Marinelli al forte Procolo, presso Verona; Mussolini non volle o, più probabilmente, non poté far nulla, perché tra l'altro si evitò di sottoporgli la domanda di grazia; Edda Ciano passò allora in Svizzera, con una fuga avventurosa, portando con sé cinque delle sette grosse agende in cui era contenuto il Diario del marito (quelle riferentisi al 1939-1943), mentre le altre due rimasero in Italia insieme con i volumi dei Colloqui e vennero fortunosamente salvate. Subito dopo la guerra furono pubblicate le cinque più importanti agende del Diario e, qualche anno più tardi, le altre due (che annotano gli avvenimenti dall'agosto 1937 al dicembre 1938)