Maresciallo d'Italia e politico italiano; ufficiale nelle guerre coloniali di Eritrea e di Libia, venne promosso maggior generale durante la prima guerra mondiale; aderì poi al movimento fascista, divenendone uno dei principali organizzatori, e partecipò come quadrumviro alla marcia su Roma (1922); ebbe dal regime incarichi di primo piano: direttore generale della polizia (1922), non fu estraneo al delitto Matteotti; comandante della milizia fascista, fu nominato senatore, governatore della Tripolitania (1925), ministro delle colonie (1929). Come alto commissario in Africa Orientale comandò le truppe italiane nella prima parte della guerra d'Etiopia, venendo poi sostituito da Badoglio (1935). Nominato maresciallo d'Italia da Mussolini, poi ispettore delle truppe d'oltremare, fece parte del gruppo di gerarchi fascisti che votarono l'ordine del giorno Grandi del 25 luglio 1943 contro Mussolini; per questo fu tra i condannati a morte da parte del tribunale speciale fascista di Verona e venne fucilato l'11 gennaio 1944