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Alcide De Gasperi
03.04.1881 - 19.08.1954
Politico italiano; svolse attività irredentistica, ma senza esasperazioni nazionalistiche, come direttore della Voce cattolica (1905), organo della diocesi di Trento; entrò in rapporti con Cesare Battisti, cui rimase legato da stima anche nei giorni di maggiori contrasti politici; entrato nell'Unione politica popolare, la democrazia cristiana austriaca, fece parte (1909) del consiglio comunale di Trento; eletto al parlamento austriaco (1911) e poi anche consigliere alla dieta di Innsbruck (1914), si batté a favore dei diritti degli Italiani soggetti all'Austria. Allo scoppio della prima guerra mondiale la sua posizione si fece molto delicata: favorevole al neutralismo, si recò più volte a Roma per sondare l'opinione dei governanti italiani circa il Trentino; fu ricevuto anche da Benedetto XV; due giorni prima dell'entrata in guerra dell'Italia, il suo giornale dovette sospendere le pubblicazioni ed egli fu costretto a trasferirsi a Vienna per sottrarsi al confino; dopo la guerra divenuto cittadino italiano, aderì subito al partito popolare, presiedendo a Bologna il suo primo congresso (1919); entrato nella direzione del partito (1921), fu eletto deputato per il collegio di Trento (1921); aveva intanto fondato Il Nuovo Trentino, dalle cui colonne sostenne appassionatamente il principio delle autonomie amministrative; presidente del gruppo parlamentare del partito, si oppose con don Sturzo, nel 1922, al ritorno di Giolitti; accettò il primo governo Mussolini, sperando in una pacificazione nazionale, ma entrò presto in violenta polemica col capo del governo, in occasione delle leggi che minavano l'autonomia del Trentino (1923) e soprattutto in occasione della legge elettorale maggioritaria del 1924; dopo che don Sturzo fu costretto a dimettersi (1923) e già dal partito popolare si era staccata l'ala clerico-fascista, De Gasperi fu chiamato alla segreteria del partito che guidò, dopo il delitto Matteotti, nell'opposizione aventiniana; colpito da una campagna denigratoria dei fascisti, giunti ad accusarlo di austriacantismo, riuscì a indire il quinto e ultimo congresso del partito popolare (Roma, 1925), in cui accentuò la propria intransigenza antifascista, guadagnandosi un ammirato articolo di Gobetti su Rivoluzione liberale; dopo lo scioglimento del partito popolare, fu trovato con documenti falsi in viaggio per Trieste, arrestato e condannato a sei anni di reclusione, ridotti poi a quattro per amnistia (1926); graziato nel 1928, venne assunto (1929) alla Biblioteca vaticana; dal 1942 cominciò a prender parte alle riunioni clandestine di esponenti dei partiti antifascisti; membro attivo del CLN, si mise subito in luce per il senso di moderazione, per l'avversione alle dirette pressioni popolari, allo sbandieramento delle ideologie, per il gusto dei problemi concreti; segretario della DC nel 1944, ministro senza portafoglio nel primo gabinetto Bonomi (1944), diventò ministro degli esteri nel secondo gabinetto Bonomi (1944-1945) dopo aver respinto la proposta di un governo tripartito di democristiani, socialisti e comunisti; ancora come ministro degli esteri, nel ministero Parri (1945) affrontando i difficili rapporti con gli Alleati; nel dicembre 1945 fu chiamato a formare il suo primo governo con i sei partiti del CLN; dopo il referendum, gli fu riaffidato il governo dal presidente provvisorio De Nicola; si recò allora alla conferenza della Pace sostenendo i diritti italiani con grande dignità e fermezza; con un viaggio negli USA (1947) ottenne aiuti molteplici, ma provocò il risentimento del ministro degli esteri Nenni che si dimise; ricomposto un governo d'emergenza tripartito (DC, PSI, PCI), con Sforza agli esteri, diede una nuova prova del suo realismo accettando di firmare il trattato di pace (10 febbraio 1947); dopo una crisi di governo escluse i comunisti e i socialisti e formò un nuovo gabinetto con la partecipazione di personalità liberali, in veste di tecnici, come Einaudi; poco dopo (fine 1947) anche rappresentanti del PRI e del PSLI, sorto dalla scissione di palazzo Barberini, entrarono nel ministero; l'approvazione della costituzione repubblicana (22 dicembre 1947), la ratifica del trattato di pace, l'approvazione del piano Marshall furono gli atti principali del ministero; dopo le elezioni dell'aprile 1948, benché la DC avesse conquistato da sola la maggioranza assoluta, De Gasperi volle presiedere un ministero di coalizione quadripartita (DC, PSLI, PRI e Blocco nazionale liberale); De Gasperi accentuò in questi anni il proprio impegno europeistico, segnalandosi sempre più come uno dei leader delle istituzioni comunitarie. Alla fondazione della CECA fu il primo presidente della sua assemblea. Il congresso di Roma della DC (1952) segnò insieme il trionfo della linea di De Gasperi e l'inizio della sua parabola discendente: le elezioni del 1953, regolate da una legge elettorale maggioritaria, largamente avversata in parlamento e nel paese, videro una diminuzione di voti della DC; al congresso di Napoli (1954) espose, in quello che doveva restare il suo testamento politico, le proprie tesi sull'unità della DC