Contadino e partigiano. Aderisce sin da giovanissimo al partito popolare. All'inizio della seconda guerra mondiale casa Cervi diventa un vero e proprio luogo del dissenso militare contro il fascismo e la guerra. Insieme ai sette figli maschi, Alcide si riunisce nella "Banda Cervi" dedita alla lotta partigiana. Nella notte tra il 24 e il 25 novembre 1943, durante un rastrellamento, vengono sorpresi nella loro abitazione dalle pattuglie fasciste e trasportati nel carcere politico dei Servi a Reggio Emilia. Il 28 dicembre tutti i suoi figli saranno uccisi, per disposizione dei dirigenti fascisti di Reggio Emilia. Nell'ottobre del 1944 la casa della famiglia Cervi viene incendiata. Solo nell'ottobre del 1945 Alcide Cervi potrà far sì che venga celebrato un funerale solenne per i suoi figli. Nel pomeriggio del 28 ottobre, dopo la manifestazione di affetto dei cittadini emiliani, i feretri dei fratelli sono portati al cimitero di Campegine. In questa occasione papà Cervi pronuncerà la celebre frase: "dopo un raccolto ne viene un altro". Per il suo impegno partigiano e per quello dei suoi figli, gli fu consegnata una medaglia d'oro creata dallo scultore Marino Mazzacurati. Ai suoi funerali, a Reggio Emilia, partecipano 200 mila persone