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I mezzi di comunicazione di massa

All'inizio e per secoli, la parola scritta e orale. Poi l'immagine fotografica, la voce della radio, le suggestioni del racconto cinematografico. E poi ancora la televisione e, da ultimo, internet e le nuove tecnologie informatiche. Alcuni di questi mezzi di comunicazione, prima la radio, poi soprattutto la televisione, hanno invaso direttamente le case e le famiglie italiane, omologando trasversalmente e in profondità un intero popolo. Hanno cambiato abitudini di vita, modificato gusti, mode, comportamenti, trasformato l'immaginario collettivo e le aspirazioni sociali. Hanno unificato il linguaggio. Con il rischio, però, di una fruizione acritica. Diversamente dai più recenti e avanzati strumenti della comunicazione contemporanea, come la rete internet e i nuovi sistemi interattivi e multimediali.


 


«Fare gli italiani con i media»


Roma, 1870. La presa di Roma è ricostruita nel primo film storico italiano del 1905. Il regista è Filoteo Alberini. Il cinema appena nato racconta l'epopea risorgimentale.


«Fare gli italiani» significa fin dall'inizio insegnare loro a riconoscere i simboli, i volti, le parole dell'Italia unita. Grazie al cinema. Grazie alla fotografia. Grazie alla stampa. Grazie ai mezzi di informazione di massa.


 


L'Italia dei giornali


Milano, 1906. Con una tiratura di 106.000 copie il «Il Corriere della Sera» diventa il primo giornale italiano. L'Italia liberale che si affaccia al XX secolo scopre il valore della stampa libera, nascono giornali e gazzette, riviste e periodici illustrati. Per gli italiani spesso analfabeti le illustrazioni diventano il primo mezzo di informazione. Il primo strumento di mobilitazione nazionale.


 


Il Fascismo e i media


Se del primo conflitto mondiale parlano i manifesti, dagli anni venti in poi è la pellicola che racconta agli italiani cosa significa essere una nazione. Dal 1922 l'Italia è una dittatura. E la nazione fascista ha un solo imperativo. Espandersi. I media raccontano le guerre: la Spagna, l'Etiopia, il secondo conflitto mondiale. Mentre la nascita della radio (nel 1927 viene fondata l'EIAR) comincia a diffondere casa per casa la voce del regime, produzioni cinematografiche, cinegiornali e grandi registi sono chiamati a rapporto con un unico obiettivo: giustificare i sogni imperiali, creare consenso.


 


Raccontare la guerra e il dopoguerra


Ma voci nuove giungono dall'etere libero: la radio, strumento della propaganda fascista, è anche il primo mezzo che durante la guerra porta voci di speranza agli italiani. Radio Londra e poi Radio Bari libera. Promessa di una nuova Italia. È il cinema neorealista a fornire agli italiani nuovi modelli intorno ai quali misurarsi. In positivo e in negativo. La rappresentazione dell'Italia si carica di una dimensione civile sconosciuta alle immagini fino a quel momento, quella della denuncia. Vedere per capire, e non più vedere per credere. Nel 1946 è nata la Repubblica.


 


L'Italia e la TV


I mezzi di comunicazione dell'Italia repubblicana sono i giornali, i cinegiornali e la televisione che dal 1954 accompagna, anzi guida con prudenza, la modernizzazione del Paese. Un boom in bianco e nero che include tutti: dai contadini della Lucania agli operai del Nord. È la Rai, e nel dopoguerra il suo è il più grande e consapevole progetto di nazionalizzazione del Paesemai operato da un medium. La tv racconta i favolosi anni sessanta, il '68, il movimento femminista. La tv racconta le stragi e il rapimento di Aldo Moro. La tv, con tutte le sue censure, le sue ingenuità, riflette e alimenta la democrazia italiana fino ai tardi anni settanta, quando l'assalto al monopolio della Rai produce la nascita delle prime televisioni private. Una rivoluzione: da allora a oggi l'etere diventa luogo conteso nel quale nascono progetti divergenti di nazione e di identità.