This text will be replaced

La partecipazione politica

I primi partiti in senso moderno, con un programma e una prospettiva politica generale, nascono verso la fine dell'Ottocento come sviluppo dell'associazionismo sindacale e cooperativo laico, socialista e cattolico. Con il Fascismo la scelta del partito unico rafforza i meccanismi di integrazione politica, cancellando però la libertà in nome della dittatura. Dopo la guerra, con l'avvento della democrazia repubblicana, si inaugura la grande stagione delle organizzazioni politiche e sindacali di massa. Nonostante le diverse appartenenze e convinzioni ideologiche esse aprono agli italiani spazi di partecipazione al dibattito e alla vita politica nazionale come mai fino ad allora. Oggi, a fianco di un declino delle forme di organizzazione tradizionali, il sistema dei media ha riassunto in sé le forme del dibattito e del confronto e si annunciano nuove modalità dell'agire politico, influenzate dall'estendersi dei nuovi media.


 


I primi passi dell'organizzazione politica


Negli anni successivi all'Unità e per buona parte dell'Ottocento, la solidarietà è il concetto attorno al quale si organizzano associazioni che lentamente si trasformano da sette a partiti, da società di mutuo soccorso a leghe di resistenza e poi a sindacati veri e propri. Circoli sportivi, associazioni accademiche, logge massoniche promuovono attività ricreative, filantropiche, di promozione sociale e culturale. Dopo la Giovine Italia, che ci riporta al Mazzini del 1831, il 26 dicembre del 1861 si costituisce il Grande Oriente d'Italia, con 28 logge. Nascono in successione il Patto di fratellanza delle società operaie (1872), l'Opera dei congressi (1874, istituita dal Congresso cattolico a Venezia), la prima Camera del lavoro a Milano (1891) e il Partito Socialista italiano (1892).


 


Si affermano partiti e sindacati


Cooperative, federazioni di mestiere, socialisti e cattolici si battono per l'ampliamento della sfera dei diritti nello Stato liberale: diritto di associazione e di propaganda, diritto di organizzazione degli interessi dei più deboli, diritto al lavoro e diritto di sciopero, diritto all'educazione. Nel dicembre 1896 esce il primo numero dell'«Avanti!»; successivamente nascono la Confederazione generale del lavoro (1906), a Milano, e la Confederazione italiana che riunisce i cattolici dei cosiddetti sindacati «bianchi» (1918). Del 1919 è la nascita del Partito Popolare; del 1921, a Livorno, quella del Partito Comunista.


 


La dittatura del partito unico


Il 1921 è l'anno della fondazione del Partito Nazionale Fascista. Nel 1922, con la marcia su Roma, ha inizio il ventennio in cui tutte le libertà precedentemente conquistate vengono negate: il Fascismo, animatore e organizzatore di una nuova società di massa, estende la sfera della protezione sociale, ma limita il diritto alla cittadinanza, condizionandolo all'adesione al regime. La libertà di stampa è cancellata di fatto con la legge del 31 dicembre 1925. Nel 1926 le leggi eccezionali sciolgono tutti i partiti contrari al regime. L'opposizione alla dittatura fascista deve scegliere la via della clandestinità e dell'esilio. Viene abolita la libertà di voto e gli italiani possono esprimere la loro partecipazione politica solo nella forma del plebiscito. Nel 1933 la tessera del PNF diventa requisito necessario per l'assunzione nel pubblico impiego. Nel 1939 la Camera dei deputati è sostituita dalla Camera dei fasci e delle corporazioni: è la fine di ogni carica elettiva e l'abolizione di fatto di ogni distinzione fra potere legislativo e potere esecutivo.


 


Partiti e sindacati protagonisti della riconquista della libertà


Con la crisi del 1943 e con la Resistenza, inizia un lungo cammino per la riconquista della libertà. La Repubblica (2 giugno 1946), la Costituzione (1948) e la ricostruzione sono tappe fondamentali per l'avvio di una nuova stagione politica libera e democratica. Ne sono interpreti i grandi partiti di massa, la Democrazia Cristiana, che governerà l'Italia per decenni, e il Partito Comunista che ne sarà il principale oppositore; insieme a molte altre formazioni di intonazione socialista e repubblicana, ma anche liberale, monarchica e neofascista, che costituiranno l'ossatura della vita politica democratica. Agli schieramenti politici, condizionati dalle scelte di campo relative alla Guerra Fredda fra Est e Ovest, si affiancano numerose rivendicazioni sindacali per l'affermazione di un moderno «welfare state». Nel 1970 lo Statuto dei diritti dei lavoratori segna la tappa più significativa dell'intensa mobilitazione politica e sindacale che caratterizza l'Italia di quel decennio.


 


Vecchi e nuovi partiti


Segue un periodo di declino delle ideologie, di riaffermazione del mercato, di prevalenza degli interessi individuali sugli interessi collettivi. La stessa comunicazione politica cede la sua piazza a quella virtuale della televisione. Tra il 1992 e il 1994 i partiti della cosiddetta Prima Repubblica si sciolgono, anche in conseguenza di azioni giudiziarie che ne mettono in crisi l'attendibilità politica e morale, dando luogo a formazioni e a coalizioni inedite. Nascono nuovi movimenti di opinione, di grande presa popolare: la Lega Nord, portatrice di un'idea neofederalista e di una difesa degli interessi del Nord del Paese, guidata da Umberto Bossi, dal 1989; Forza Italia, guidata da Silvio Berlusconi, fondata nel 1994. Secondo una nuova tendenza bipolare, nel 1995 anche il centro sinistra si coalizza in una formazione, L'Ulivo. Dal 2007, i due fronti si polarizzano attorno al Popolo delle Libertà e al Partito Democratico.