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Le mafie

La mafia esiste fin dal diciannovesimo secolo ed è coeva alla costituzione dello Stato unitario. Essa non è soltanto un fenomeno criminale, è anche una concezione e una patologia del potere che si esprime nel rifiuto dello Stato, nel controllo violento del territorio, nell'affermazione di un ordine e di un sistema di relazioni sociali diverse da quelle statuali. Le organizzazioni affaristico-criminali hanno potuto crescere e prosperare in modo così pervasivo anche grazie alla tolleranza e agli interessi, a volte spinti fino alla collusione, di aree politiche di livello locale o anche nazionale. La mafia in questi 150 anni ha assunto fisionomie molteplici: oltre a Cosa nostra, la mafia siciliana, sono sorte nel tempo altre organizzazioni affini, la 'ndrangheta in Calabria, la camorra nell'area vesuviana, la Sacra corona unita in Puglia. È una ferita profonda nel corpo del Paese, uno dei volti della realtà italiana.


 


Una definizione 


Nel periodo immediatamente successivo all'Unità, fa la sua comparsa in Sicilia il termine «mafia»: nel 1865, un rapporto indirizzato al Ministero degli interni la definisce una «setta malandrinesca» che, in Sicilia, si affianca alle «camorre» già note sul continente. Col tempo, «mafia» starà a indicare la criminalità organizzata e la corruzione politico- affaristica della Sicilia centro-occidentale; «camorra» definirà il fenomeno analogo in Campania. Sarà tuttavia la mafia protagonista degli anni a venire, intrattenendo rapporti col mondo politico, infiltrando le classi dirigenti e instaurando un sistema di protezione reciproca contro le leggi dello Stato.


 


Mafie e politica


Il sistema criminale sul territorio si consolida col tempo. È del 1875 una prima proposta di legge per l'adozione di strumenti repressivi nei confronti di «associazioni di briganti, malandrini, accoltellatori, camorristi, mafiosi». È del 1893 il primo clamoroso delitto di mafia: Emanuele Nortarbartolo, già sindaco di Palermo ed ex direttore del Banco di Sicilia, viene assassinato. È il primo grande scandalo di respiro nazionale che lascia affiorare la collusione fra mafia e politica. Lo Stato oscilla fra repressione e tolleranza, non sempre incoraggiato da un'opinione pubblica che spesso sottovaluta il fenomeno per un equivoco sentimento di orgoglio regionale. Bisognerà attendere il Novecento, e in particolare gli anni venti con gli interventi del prefetto Mori, per vedere i primi risultati tangibili del contrasto alla mafia. La mafia, tuttavia, grazie anche a collegamenti sempre più stretti con le organizzazioni criminali degli Stati Uniti, riuscirà a sopravvivere e a consolidarsi ulteriormente. Nel secondo dopoguerra, in un clima di forti conflitti politici e sociali, la mafia si schiererà con i gruppi separatisti e con il blocco conservatore; la strage di Portella della Ginestra (1947) sarà l'episodio più sanguinoso di quel periodo.


 


Affari illeciti


Stabilizzatasi la situazione politica, la mafia riprende le sue attività di controllo delle aziende agricole, di speculazione edilizia, di contrabbando di sigarette e narcotici. Gruppi mafiosi si contendono il mercato della illegalità: ne consegue un conflitto che sfocia nella strage di Ciaculli, nel 1963, dove cadono vittime di una bomba sette uomini delle forze dell'ordine. Viene costituita allora la Commissione parlamentare antimafia. Anche nel napoletano, la camorra riemerge con forza negli anni della ricostruzione postbellica. Nel 1955 desta impressione il delitto che vede protagonista Pupetta Maresca: omicida per vendetta di un noto camorrista. Sono gli anni in cui napoletani e siciliani stringono alleanze e rapporti d'affari. Anche in Calabria si evidenzia l'attività di organizzazioni mafiose: dapprima con le attività consuete sul territorio rurale, quindi infiltrando il mondo delle imprese e degli appalti.


 


L'offensiva mafiosa


Fra il 1977 e il 1985 il fenomeno mafioso dilaga: in tutto il Mezzogiorno, anche in quelle zone che parevano ancora risparmiate dalle attività criminali. Migliaia di morti segnano gli scontri fra clan rivali. A Napoli, Raffaele Cutolo costituisce la «Nuova camorra organizzata». In Sicilia, i corleonesi prendono il sopravvento e controllano l'intero sistema mafioso. Sono anni di sangue e di aperta sfida allo Stato: cadono sotto i colpi della mafia magistrati, poliziotti e uomini politici. L'offensiva mafiosa trova tuttavia una forte reazione dello Stato, che costituisce il cosiddetto «pool antimafia», di cui fanno parte dal 1983 Giovanni Falcone e Paolo Borsellino. Saranno loro a istruire il «Maxiprocesso » del 1986 che porterà alla sbarra e condannerà decine di mafiosi. La reazione della mafia si evidenzierà con l'uccisione del deputato della Democrazia Cristiana Salvo Lima; quindi con i clamorosi eccidi, nel 1992, di Falcone e Borsellino e dei loro uomini di scorta.


 


Le mafie oggi


Gli ultimi anni hanno visto un'energica risposta dello Stato all'offensiva mafiosa, accompagnata da una nuova sensibilità dell'opinione pubblica, in Sicilia e altrove. Pur sotto pressione, la mafia rimane tuttavia fenomeno altamente pericoloso; così come la camorra e la 'ndrangheta, quest'ultima diventata una delle organizzazioni criminali più potenti nel mondo: entrambe sono salite alla ribalta in anni recenti con la faida di Secondigliano nel 2004 e la strage di Duisburg nel 2007.